Recensione: IL TITOLISTA DI BASSANO (La studentessa e il potatore #2) di Karen Waves

2/17/2017

ATTENZIONE!
Il titolista di Bassano è preceduto da Le Cesoie di Busan e dalla novella Bad Girl.


Titolo: Il titolista di Bassano (La studentessa e il potatore #2)
Autore: Karen Waves
Editore: selfpublished
Prima edizione: 12 settembre 2016
Pagine: 208
Prezzo: ebook - € 2,99; cartaceo - € 9,99



Nove mesi dopo aver lasciato la Corea, Valentina si è laureata, si è trasferita a Padova per proseguire gli studi e le ricerche con il professor Francazolla e ha una nuova coinquilina. 
Filosofa esistenzialista, impegnata in una relazione piuttosto seria con Schopenhauer, Adelaide è uno di quei personaggi che meritano di essere conosciuti e che riescono a conquistarti con poche scene.
Questa serie, però, non avrebbe lo stesso sapore se dovessimo rinunciare a Yae-rim, la ex-conquilina di Valentina, che, dopo aver adottato la barbara ragazza, si ritrova a dispensare consigli (mai troppo ascoltati) via Skype. 
Per tutte, anche per la stessa Valentina, però, sembra sia ora di andare avanti: il potatore è definitivamente dimenticato, lasciato a Busan e ai suoi frutteti. 
Ma poniamo il caso che Won-ho non sia così lontano, che alcune curiose coincidenze lo abbiano portato a Bassano, il paese in cui Valentina è cresciuta e dove è tornata per trascorrere le vacanze di Pasqua. Poniamo che il nostro desiderio di rivedere il potatore sia esaudito e al Mattino del Grappa, il giornale di Bassano, abbiano deciso di promuovere l'integrazione assumendo un ragazzo cinese. Il nuovo titolista, però, non è cinese, è coreano e viene da Busan. 
È un attimo: prima che la ragione riesca a controllare le decisioni di quel suo non-cuore, Valentina si ritrova alla redazione e davanti a Won-ho. 
E ora? Da quel giorno di pioggia in Corea Valentina ha avuto nove mesi per convincersi di aver dimenticato Won-ho e la loro storia. I ricordi, però, sono troppo simili a quell'unica foto digitale che Vale non è riuscita a cancellare. 

«Cercavo di negarlo. Ma lo vedo e me lo ricordo: che mi piace il suo naso. Mi piace la sua bocca. Mi piacciono le sue spalle e il suo collo e i suoi occhi e la sua risata, e devo ricominciare a convincermi.»

Se il titolo del romanzo ci riporta a Won-ho, che ritroviamo più saldo e pronto a legarsi alla terra italica, il centro della storia è indiscutibilmente Valentina, non solo come punto di vista narrativo, ma come motore sentimentale. Won-ho rimane irresistibile, ma è anche l'ancora, la certezza. Valentina porta avanti la storia: è lei a dover decidere di mettersi in gioco e rischiare. E anche se non lo ammetterebbe mai, ha paura e ne ha molta. In Corea era più facile convincersi che, comunque fosse andata, con Won-ho sarebbe stata una parentesi, ma in Italia, a Bassano, sotto gli occhi della Signora Madre, tenere per mano il potatore ha una concretezza diversa, cambia le luci e i colori, cambia tutto.

Non ho cuore, si disse Valentina. Non ho cuore. Questa cosa che sento in petto dev'essere una malattia pericolosa, e probabilmente incurabile.

Il cambiamento dell'ambientazione conferisce una vitalità nuova anche al romanzo: le descrizioni si fanno più vivide e le città, da Bassano a Padova, hanno uno spessore reale. Le Cesoie di Busan offriva alla Waves la possibilità di dare più leggerezza alla storia, nel Titolista la sua penna è più matura, i toni e i temi più importanti. Lo stile è comunque brillante e fresco, ricercato nelle suggestioni e mai banale. La sagacia di Valentina, investendo i piani narrativi, conferisce ulteriore mordente
La studentessa e il potatore, però, sarebbe solo una storia romantica, seppure con le sue particolarità, se non fosse per la piccola schiera di personaggi secondari che, ben lungi dall'essere appiattiti sui propri ruoli, offrono al lettore alcune delle scene più divertenti della serie. 
E qui vorrei dare spazio al non-cuore di Valentina che, probabilmente, mi è più caro dei protagonisti e senza al quale non potremmo partecipare agli exploit di impulsività della ragazza e ai rimproveri, un po' rassegnati, della cara Yae-rim. 

Il suo non-cuore fedifrago, collaborazionista e traditore diede un colpo di assenso. La sua mente rinunciò con disgusto e le comunicò altezzosa che si rifiutava di emettere sentenze prima del caffè.

Yae-rim, onnipresente anche se a distanza, ha nel nuovo romanzo il compito di riscuotere la barbara Ballentina, di metterla nella giusta carreggiata e spesso obbligarla ad agire, ma soprattutto e sempre la responsabilità (auto-attribuita) di renderla presentabile. Yae-rim è severa e implacabile nella sua missione di civilizzazione, ma conosce troppo bene Ballentina per non concederle ogni tanto una parola più dolce. Anche Yae-rim si presenta in una versione inedita: sempre impeccabile maestra ed esempio di stile, per la prima volta mostra anche lei una piccola debolezza. Qualcosa è cambiato, ma cosa? Cosa, Karen?
Adelaide non può essere il corrispettivo di Yae-rim che, invece, ha una certa sintonia con la Signora Madre, ma è nella sua stravaganza un personaggio completo, divertente e sicuramente l'amica di cui Vale ha bisogno. Banditi gli abbracci, le due lasciano che siano i filosofi (a volte) a costruire il loro dialogo. Indubbiamente l'ansiosa Adelaide, tra un esame ad appello unico e l'altro, riesce a dispensare buoni consigli. 

Non ci rivedremo, si disse. Volontà di potenza. Il mondo è illusione. E qualsiasi altra massima consolante abbiano per me i filosofi di Adelaide.

Le piccole scaramucce, a base di battute affilate, sono all'ordine del giorno tra Valentina e la Signora Madre che, agli occhi della figlia e anche a quelli del lettore, appare spesso come una severa custode (se non carceriera) del futuro della sua progenie. L'impegno costante nel disfare i sogni della figlia potrebbe non metterla in buona luce eppure è una madre che assolve il suo compito più importante e istintuale: proteggere la figlia, guidarla anche attraverso lo scontro perché compia scelte ponderate. Forse ho voluto vederci troppo io, ma c'è nella Signora Madre una tenerezza sottile, un orgoglio tutto materno che la rendono un personaggio complesso. 
La Waves non lascia proprio niente al caso e, l'avrete capito, questa volta mi ha definitivamente conquistata. 


Se cazzata si deve fare che sia perlomeno di proporzioni bibliche.




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